Inps (depositphotos) - ilcorrierino.com
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Il Governo ha preso la decisione, ora sta all’istituto previdenziale comunicarlo: i cittadini allibiti e delusi.

Il tema pensioni è tra i temi più delicati sui quali il Governo è portato a legiferare, così come tutti quelli relativi alla percezione dei soldi da parte dei cittadini.

In questi giorni si è parlato soprattutto del futuro delle pensioni, visto che ci si è trovati a dover decidere – o meglio, ci si sono ritrovati i rappresentanti scelti dal popolo – se procedere con l’istituzione della quota 104 o se avanzare con un ritorno, quello alla Legge Fornero.

Sembra, invece, che per i pensionati del futuro la situazione sarà davvero disastrosa: a confermarlo sono alcuni dati e persino una dichiarazione della stessa Giorgia Meloni, presidente del consiglio da quasi due anni.

Ecco cosa ha detto in merito il Presidente e quali sono le prospettive che si potrebbero adottare per arginare il problema: la soluzione, però, sembra non essere mai stata così lontana.

Le parole del Presidente

Era ancora il 2022 quando il problema fu palesato proprio da Giorgia Meloni nel corso del suo discorso di insediamento alle Camere: proprio lei aveva asserito come questo problema sarebbe stato tra le priorità del nuovo governo.

“La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo”, aveva affermato, eppure non sembra vi siano stati, almeno ufficialmente, passi avanti in questo senso che possano garantire una vita quanto meno dignitosa ai pensionati del domani. Ecco che cosa accadrà secondo dei calcoli piuttosto semplici che si basano sull’attuale situazione contributiva.

Pensioni minime (depositphotos) - ilcorrierino.com
Pensioni minime (depositphotos) – ilcorrierino.com

I pensionati del domani

Se non ci saranno interventi consistenti per quanto riguarda le leggi sulle pensioni, allora ci potremmo ritrovare in un Paese in cui la pensione minima sarà ancora inferiore a quella di oggi, già al limite della decenza, che sfiora appena i 600 euro al mese.

Si tratta di un importo impensabile per quanti debbano vivere solamente con questa somma mensile, e, anche contando eventuali aiuti dello stato – come ad esempio l’assegno di inclusione – una vita dignitosa è molto lontana da raggiungere. Al momento si è parlato delle pensioni di tutte le persone che hanno iniziato a lavorare nel 1996, in concomitanza dell’entrata in vigore del regime contributivo pure: questi rischiano di percepire una pensione molto bassa, priva anche di quella somma che corrisponde all’integrazione al trattamento minimo, misura in vigore fino alla fine del 1995.