Il cibo del futuro (pexels.com) - ilcorrierino.com
Il cibo del futuro (pexels.com) – ilcorrierino.com

Nutrimento e fattore culturale, il cibo dice molto dell’epoca in cui viene consumato: ecco cosa accadrà tra due decenni.

Non è affatto facile cercare di fare previsioni su tendenze come quella del cibo: si tratta di una trasformazione che dipende dalla maggioranza delle persone e che, in genere, non viene indotta dall’alto, in modo analogo alla trasformazione di una lingua parlata (viva).

A influenzare ciò che mangiamo e soprattutto come lo mangiamo ci sono moltissimi fattori sociali: persino alcuni movimenti artistici, negli anni, si sono proposti di “mettere le mani” sui piatti, alcuni anche appartenenti alla tradizione.

Altri fattori di influenza sono senza dubbio l’economia generale del Paese in cui si vive e la disponibilità dei prodotti: in genere si dovrebbe tendere a mangiare il prodotto più disponibile – pensiamo al virtuoso che mangia il granchio blu, la specie infestante delle coste mediterranee.

Possiamo provare, partendo dalla valutazione di fattori già in atto attualmente, a immaginare come sarà il cibo e come saremo noi assieme al cibo tra 20 anni.

Un cambiamento epocale potrebbe avvenire in due decenni

Senza dubbio il modo di mangiare e il cibo stesso saranno sempre più influenzati dalla tecnologia, il cui progresso non accenna ad arrestarsi per alcun motivo, e l’IA e la realtà aumentata entrano sempre più a far parte della nostra quotidianità.

In effetti è già in corso una brusca virata attraverso la possibilità di creare carne stampata in 3D, ad esempio, oppure una esperienza di realtà aumentata al ristorante come quella organizzata a New York nel gennaio 2020, ovvero Aerobanquets, una idea dell’artista Mattia Casalegno, dello chef Chintan Pandya e del ristoratore Roni Mazumdar.

 

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Cibo del futuro: mangiare per sterminare

Proprio come sta già avvenendo per il granchio blu, una tendenza sempre più diffusa potrebbe essere proprio quella di mangiare le specie invasive sul pianeta – specie che, sfortunatamente, spesso sono state introdotte in modo incosciente proprio dall’umanità stessa. Questo, ad esempio, è avvenuto con il pesce-gatto presso nella baia di Chesapeake, costa atlantica degli Usa, inizialmente per una blanda pesca di tipo sportivo.

Altra tendenza potrebbe essere quella di un ritorno alla tradizione per valorizzare gli scarti e gestire quindi le risorse finalmente in maniera più consapevole: carni come quelle del quinto quarto potrebbero tornare in auge e sbaragliare la concorrenza dei filetti scelti. A meno che questi, chissà, non siano semplicemente stampati in 3d!